martedì 17 settembre 2013

Natale atono.

Ecco, proprio quello che speravo per la mia vita: rovistare nei cestini del McDonald's, nella speranza che qualcuno avesse buttato qualche patatina o un hamburger mangiucchiato. Ma ho sbagliato giorno: è la vigilia di Natale. Sono tutti chiusi nelle loro case o in quelle dei parenti, in questo periodo.
Ho le gambe intirizzite e una voglia matta di scolarmi del whisky.
In un cestino trovo un costume da Babbo Natale sporco di ketchup con tanto di barba finta. Sembrerò un demente, ma almeno mi aiuterà a resistere al freddo. Indosso il costume, puzza di cibo andato a male. Metto la barba; qualcosa mi dà fastidio. Ci trovo dentro un paio di fette di cetriolo. Ne assaggio una, sa di acqua sporca e pelo sintetico.
Esco dal vicolo. La neve copre tutto. Le macchine sembrano dune di polistirolo e l'asfalto è coperto da una poltiglia grigiastra.
Devo trovare un posto al coperto o non passerò la notte.
Giro l'angolo e trovo una scala antincendio. Magari c'è una porta aperta e riesco a buttarmi in un pianerottolo a dormire.
Salgo, ma gli ingressi all'edificio sono tutti chiusi. Arrivo al tetto. Fa un freddo cane. La luna piena affievolita dalle nuvole illumina il paesaggio come un faro nella nebbia. La città deserta; il vento che trasporta echi di canti natalizi dalle case. Lucine che lampeggiano e pupazzi di Babbo Natale che si arrampicano sui balconi. Urlerei una bestemmia, ma un tumore alla laringe mi ha tolto la parola nel 1982.
Mi volto; una canna fumaria vicina a un lucernario. Mi avvicino alle vetrate, tolgo la neve con la manica del costume e guardo giù.
L'appartamento è buio. Le luci dell'albero di Natale lampeggiano e proiettano petali colorati su un divano.
Provo a spostare il blocchetto della finestrella, ma ho le mani gelate non hanno sensibilità.
Ho deciso: entro dalla canna fumaria. O la va o la spacca. Meglio in cella che morto assiderato sopra un tetto. Un letto e pasti gratis. Basta stare attenti al culo. Ho una certa esperienza in materia. Mi calo dentro. Sembro intrappolato in un vestito troppo stretto. Riesco a muovere braccia e gambe di pochi centimetri e a scendere poco alla volta.
Chi cazzo me l'ha fatto fare.
Arrivo alla base del camino. Atterro in una nuvola cinerea. Sguscio fuori. Sembro un soldato in mimetica: chiazzato di rosso e di nero, con striature grigio fumo.
Mi acquatto dietro al divano e rimango immobile, in silenzio: mi viene naturale.
Non sento nulla. L'allarme all'ingresso lampeggia. Devono essere via.
Striscio nel buio, lungo la parete, in cerca dell'interruttore. Sbatto lo stinco contro un tavolino. Spalanco la bocca, mi esce un sibilo: il mio urlo più forte.
Trovo l'interruttore. Accendo.
L'appartamento è spazioso. Il divano è di pelle color crema. Televisore HD da quaranta pollici. Un albero di Natale alto due metri con luci, palle e tutto il resto. Il puntone sfiora il soffitto.
Sotto, i regali.
Devo cercare i pacchetti piccoli. Di solito contengono collane, anelli, orologi. Non mi faccio fregare da cose costose ma ingombranti, rallentano la corsa.
Trovo quattro pacchettini. Uno è stato avvolto con la carta regalo della gioielleria, che stupidi.
In saccoccia.
Agito gli altri. Fanno tintinnii piacevoli all'udito e alle tasche, che adesso sono belle piene.
Sopra un tavolino un piatto con quattro cookies grandi quanto piattini da caffè, e un bicchierone di latte fresco.
Mi avvicino. C'è un biglietto: “Per Babbo Natale”
Mi guardo il vestito e tolgo un po' di sporco con qualche pacca.
Be'. Più o meno, ci siamo, dai.
Mangio tre biscotti con la voracità di un alligatore e bevo il latte al vetro. Un po' mi finisce sulla barba già sudicia.
Passi fuori dalla porta.
«I nonni ti hanno regalato il triciclo. Sei contento, amore?» dice una voce maschile.
«Sì, papà» risponde un bambino.
Cazzo.
Spengo la luce.
Destra, sinistra. Dove vado? Dove?
La chiave entra nella serratura.
«Frank, ricordati di disinserire l'allarme» dice una voce femminile.
«Sì, Madeline, non ricordarmelo tutte le volte.»
Torno nel camino appena in tempo.
La porta si apre. Frank disattiva l'allarme. Torno nel vestito troppo stretto e provo a risalire con la stessa tecnica di prima.
Il rumore dell'interruttore. Hanno acceso la luce. Meglio se resto fermo. Potrebbero sentirmi, o vedere la fuliggine che cade dalla cappa.
«Cosa diavolo è successo? Il pavimento è tutto sporco di fuliggine» dice Madeline.
«Mamma, guarda. Babbo Natale ha mangiato i biscotti e bevuto il latte.»
«Tesoro, porta Nicholas nell'altra stanza. Io chiamo la polizia» dice Frank.
I passi si allontanano e una porta si chiude.
Non sento più niente. Perché non sento più niente? Parlate, dite qualcosa.
«Sei ancora lì dentro?»
Come cazzo fa a saperlo? Non posso rispondere, e anche se potessi non lo farei comunque. Sono muto, mica scemo.
«Ci sono le orme degli scarponi sul pavimento. Ora prenderò il fucile e chiamerò la polizia.»
Merda, merda, merda!
Muovo spalle e gambe e cerco di salire. Alzo la testa. La luna è lontana, come se la guardassi con un cannocchiale.
«Ti sento, sei ancora lì. Adesso ti faccio vedere io» dice.
Un rumore alla base del camino. Ceppi di legno. Mi vuole dare fuoco, il bastardo.
Mi lascio scivolare. Mi scortico le mani e respiro nebbia nera.
Cado sui ceppi fumanti, li scalcio via e esco fuori dal camino.
Tossisco e ho conati di vomito. Alzo le mani.
«Eccoti qua» dice Frank. Un quarantenne imbraccia un fucile a pompa: un colpo, uno spezzatino di muto. Atletico e vestito come un damerino, occhio azzurro, baffo biondo.
E una faccia di merda.
«Cos'hai preso?»
Abbasso le mani per infilarle in tasca.
«Alza le mani, stronzo» intima.
Gesticolo e gli faccio capire che sono muto.
«La lingua corta e la mano lunga, eh? Ok. Vengo io a vedere.»
Si avvicina e mi rovista nelle tasche. Trova i pacchettini.
«Nient'altro?»
Scuoto la testa.
«Sarà meglio per te.»
Un rumore dal camino.
«Avevi un complice?»
No.
«Papà, papà, non fare del male a Babbo Natale» urla Nicholas alle spalle di Frank.
«Nicholas, torna qui» dice Madeline.
Frank si volta.
«Nicholas, torna da tua madre, subito» ordina.
Qualcuno atterra nel camino. Ne esce fuori un ciccione col costume da Babbo Natale.
«Oh, oh, oh» urla.
Frank si volta di scatto e fa partire un colpo. Una rosa di pallettoni spolpa il petto del tizio, che cade come una sagoma cartonata.
Nicholas urla e corre via.
Frank ha la bocca spalancata, tanto da infilarci un tronco.
Gesticolo. Lui si volta.
«Era con te, vero? Dimmi che era con te.»
Agito l'indice. Poi lo tamburello sulla tempia.
«Hai un'idea?»
Gli faccio di sì con la testa. Gli chiedo di darmi il cellulare per scrivere.
Me lo passa e digito: “Ti posso aiutare, ma devi lasciarmi andare.”
«Sei fuori di testa? Non ci penso proprio.»
Allora me ne andrò, e se mi sparerai avrai un duplice omicidio da spiegare alla polizia.”
Faccio per andarmene.
«Ok, ok. Ci sto.»
Hai altre armi in casa?”
«Sì, una pistola.»
Prendila.”
Apre un cassetto del comò e la prende.
Mettila in mano al ciccione e spara un colpo da qualche parte.”
Frank esegue. Mette la pistola in mano al cadavere e spara a un angolo della casa. Colpisce il biglietto “Per Babbo Natale” che avevo trovato sul tavolo e buca la parete. Svolazza e cade per terra. Il buco del proiettile è al centro della “o”. Neanche a farlo apposta.
Ecco fatto. Legittima difesa” digito, e gli ridò il cellulare.
Il morto si era portato anche un grosso sacco. Un altro ladro? E come diavolo ha fatto a passare dalla canna fumaria con quella pancia?
Tiro la barba. È vera.
Naah, non può essere.
Il sacco contiene regali, li aggiungo agli altri sotto l'albero di Frank. Quelli grandi, questa volta. Me li merito.
«Spero che tutti i soldi che ci ricaverai li spenderai in medicine. Stronzo di un muto.»
Vado al tavolo, prendo il cookie rimasto e lo addento. Saluto Frank con il dito medio, chiudo la porta e me la vado a spassare.
Adios.


7 commenti:

Enrico Teodorani ha detto...

Ti andrebbe di partecipare a un'antologia di racconti noir che sto preparando?

vitone ha detto...

Certo che mi piacerebbe:)

Enrico Teodorani ha detto...

Scrivimi.
http://digilander.libero.it/mupis/contacts.html

vitone ha detto...

Happy Halloween anche a te!

Enrico Teodorani ha detto...

Per la prossima antologia che farò (sempre se si farà) magari ci mettiamo d'accordo con un certo anticipo!

vitone ha detto...

Ok, grazie Enrico:)

Enrico Teodorani ha detto...

Prego! :)