mercoledì 15 gennaio 2014

Lo scherzo della bacinella.

Un racconto che doveva avere una lunghezza massima di 666 parole. Cestinato meritatamente, perché l'ho scritto in fretta per non sforare la data di consegna, e quando faccio così, di solito, prendo bastonate sulle gengive. Riuscirò mai a scrivere un racconto in tempi brevi con un'idea originale e senza dimenticarmi niente?

Edo nota una donna al centro commerciale, davanti a una vetrina di Louis Vuitton: le labbra carnose e gli occhi verde smeraldo, i capelli biondi raccolti in uno chignon, la scollatura della camicetta con quella linea morbida che divide i seni carnosi, gambe slanciate e caviglie strette.
Se quello che sente non è amore, allora non sa come chiamarlo.
Si avvicina con una scusa e quando le stringe la mano sente il cuore fermarsi per un istante e poi partire come un cavallo imbizzarrito. Suda freddo, la mente vacilla e scappa via prima di perdere i sensi.
Nonostante l'incidente, Edo non demorde. Scopre che si chiama Adriana Togliazzi, dove abita e dove lavora. Una notte si sente pronto e decide di dimostrale che lui non è quello che ha conosciuto al centro commerciale, ma uno sicuro di sé, uno cazzuto.
Accovacciato tra i cespugli, osserva la finestra al terzo piano.
La notte nera e senza luna.
La sagoma di Adriana fa capolino nella luce ambrata dietro le tende: la forma dei seni, i fianchi stretti, lo chignon.
Edo sbottona i pantaloni e si masturba. La punta della lingua scatta fuori dalle labbra, vibratile come quella di un serpente. Sul più bello, un'altra sagoma, più corpulenta, si avvicina e si unisce a quella di Adriana, creandone una più grande, simile a una massa tumorale. Lui scatta in piedi e piange, i pantaloni gli cadono e l'uccello sembra una lumaca che rientra nel guscio.
Si riveste e si ricompone con respiri profondi.
Dalle tasche del giubbotto prende una mascherina antismog, un cacciavite e una bomboletta di spray narcotico.
«Era tutto per lei, per darle l'affetto che meritava. Doveva essere la loro notte, e lei se la spassa con un altro.»
Aspetta che si spengano le luci, esce dai cespugli, si avvicina alla grondaia e si arrampica, una volta scavalcato il balconcino, spia attraverso il vetro: buio pesto ma si intuisce la sagoma sdraiata del tizio grasso: una collina nel bel mezzo della stanza. Infila il cacciavite nell'infisso. Per sua fortuna è roba vecchia, di legno mezzo marcio. La scardina senza problemi e senza fare troppo rumore. Infila la mano con la bomboletta e spruzza lo spray in camera da letto. Aspetta un paio di minuti, indossa la mascherina ed entra.
Quando accende la luce sgrana gli occhi e quasi scoppia a ridere.
«Cos'è, mi prendete per il culo?»
Non l'ha tradito con un uomo, ma con una donna. Entrambe sdraiate sul letto, narcotizzate. Nel buio, la silhouette di Adriana era stata coperta dalla collina.
«Una grassona piena di cellulite, con le braccia flaccide e le gambe grandi come prosciutti? Adesso vi sistemo io.»
Va in cucina e prende un coltello. Torna, si mette a cavalcioni sulla donna obesa e lo alza sopra la testa brandendolo con due mani. Si volta verso Adriana.
«Visto che siamo in vena di scherzi, ti faccio quello della bacinella. Dicono che se ti mettono una mano in una bacinella d'acqua mentre dormi, ti svegli che te la sei fatta addosso» e affonda la lama nel petto della donna grassa, il sangue inzuppa la vestaglia, le lenzuola, e la sua compagna. Continua fino a quando il torace non è sventrato a dovere, poi prende la mano di Adriana, la infila nella cavità di carne lacerata e l'appoggia sul cuore ancora caldo.
Prima di uscire dalla finestra si gusta la scena per l'ultima volta e la sua bocca si contorce in un ghigno.
«Come vorrei esserci al tuo risveglio» e si dilegua nella notte.