martedì 13 marzo 2012

Il prete 2

Arrivarono a un vecchio rifugio immerso nella boscaglia, fitta come stuzzicadenti in una scatola. Sonny parcheggiò il furgone davanti all'entrata. I due malviventi scesero. Leo si diresse verso la porta d'ingresso, aprì ed entrò: «Muoviti, Sonny. Portalo dentro» disse da dentro il rifugio. Sonny aprì la portiera posteriore del furgone e tirò fuori Don Bruno, caricandoselo in spalla come un sacco di sale. La notte era umida, e nuvole scure come catrame si spalmavano lentamente sulla Luna piena, cancellandola, come una tazza di cioccolata rovesciata su un foglio bianco. Il rifugio era semplice ma solido: grossi tronchi d'albero, lavorati e incastrati a dovere, per formare le pareti, e massicce tavole di legno, ben inchiodate l'una all'altra, per il tetto. Sonny entrò, e mise Don Bruno su una sedia. L'interno del rifugio era spartano: un tavolo, qualche sedia, delle brande, una stufa e l'angolo cucina, con un fornelletto a gas e un mobiletto, dov'erano impilate delle scatolette di cibo di vario genere. Leo mise una caraffa di caffè a scaldare sul fornelletto.
«Ne vuoi una tazza, prete?» disse.
«No, sono a posto» rispose Don Bruno.
«Fanne una per me, Leo,» disse Sonny «ho voglia di caffè caldo e biscotti».
«Ok, intanto vai a controllare nell'altra stanza se è tutto a posto».
Sonny fece una faccia preoccupata. Ritirò il viso per un attimo, come se si fosse trovato nella galleria del vento.
Si diresse verso la porta, la aprì lentamente e sbirciò.
«Tutto a posto, Leo».
«Entra e controlla i legacci, cacasotto».
«Maledizione...» disse Sonny digrignando i denti, ed entrò. Passò qualche minuto ed uscì dalla stanza.
«I legacci sono a posto e la ragazza sembra tranquilla» disse Sonny.
«Bravo, ti sei meritato la merenda».
«Non fare lo stronzo, il lavoro sporco sempre a me» disse Sonny.
Leo non si curò della risposta del collega, riempì due tazze di metallo e ne porse una a Sonny, sorridendo. Andò verso il comodino, prese una scatola di biscotti al cocco e gliela lanciò.
«Un momento,» disse Don Bruno «avete rapito una ragazza?»
«Sei sveglio, prete.» rispose Leo alzando la sua tazza «Noi sequestriamo persone, è il nostro mestiere. Ma a te questo discorso non deve interessare. Prendine atto e ascolta».
Leo si sedette al tavolo, vicino al suo collega, che intanto aveva già aperto la scatola di biscotti, gliene rubò un paio e ne annegò uno nel caffè fumante. Poi lo assaggiò.
 «Buoni...» disse Leo.
«Eh, sì, con questo freddo cocco e caffè sono paragonabili a un pompino. Ops, mi scusi, padre» disse Sonny.
 Don Bruno guardò Sonny come si guarda una sgommata di merda sulle mutande.
«Lascialo perdere, ci troviamo qui dentro da troppo tempo, si è un po' rincoglionito».
«Oh, scusa, ma alla premiazione come - Uomo raffinato dell'anno -  non ti ho mica visto. Tzè, ma senti questo».
Leo lo ignorò di nuovo, mantenendo lo sguardo fisso su Don Bruno.
«Sicuro di non volerne?» gli chiese allungando la tazza verso di lui.
Don Bruno scosse la testa e rifiutò.
«Vedi, prete, abbiamo catturato quella signorina due mesi fa,» disse Leo «era nel giardino di casa che si dondolava su un'altalena. Un lavoro pulito, e tu ne sai qualcosa. Di solito teniamo un ostaggio per non più di due settimane. Basta una telefonata, qualche minaccia al sequestrato per farlo stare buono e un bel po' di pazienza, fino al giorno del riscatto. La prima settimana la ragazza si comportò come si deve. Non parlava, mangiava e dormiva, aspettando il giorno del rilascio. Non c'è stato neanche bisogno di legarla. Se ne stava buona buona nella sua stanza. Certo, all'inizio piangeva e strillava, ma le dicemmo che sarebbe finita presto e che se si fosse comportata come si deve, sarebbe tornata a casa in un baleno. Ci vollero anche un paio di schiaffi, solo per farle capire che facevamo sul serio». Sonny fece un bel sorso di caffè e schioccò le labbra.
«Già, e la sua famiglia era già pronta  a pagare. I problemi cominciarono il giorno del rilascio,» continuò Sonny «La ragazza cominciò a comportarsi in un modo strano. Bestemmiava e sputava e cominciava a tagliuzzarsi con le posate. Voleva anche farsi scopare. Sembrava una bestia in calore» disse, sghignazzando. Don Bruno li fissò in modo feroce. «Calma, prete, è una minorenne e noi siamo sequestratori, non dei pedofili di merda» disse Leo.
Sonny bevve un altro sorso di caffè, poi continuò :«Così la legammo al letto. Ma quando sono andato a prenderla per portarla sul luogo del rilascio, la stronza, non so come, si liberò dai legacci e mi aggredì. Aveva una forza incredibile. Mi scaraventò contro una parete e tentò di strapparmi la faccia con le unghie. Uno scricciolo di sessanta chili. Ancora faccio fatica a crederci. Riuscii a divincolarmi e le diedi una bella ripassata. E non schiaffi, ma roba da uomini ubriachi in un pub, non so se mi spiego».
 «Già,» continuò Leo «quindi decidemmo di rinviare la data per il riscatto.  Come ti ho detto prima, ci teniamo a fare un lavoro pulito. Con la ragazza in quello stato non sarebbe stato facile fare un viaggio senza intoppi. Ti basti guardare la faccia del mio collega.» Don Bruno scrutò la lunga cicatrice sul volto di Sonny e deglutì. Sembrava come se gli avessero appoggiato un ferro rovente sulla faccia. Un solco profondo, come una crepa creata da un terremoto. «Le cose non fecero che peggiorare. All'inizio pensai che fosse malata, ma dalle ricerche che feci prima di rapirla, non risultava. Era una ragazza come tutte le altre: andava a scuola, giocava a pallavolo e aveva molti amici. Niente di niente, neanche un' allergia». Fuori cominciò a piovere, gocce d'acqua cominciarono a picchiettare sul tetto del rifugio, poi aumentarono di intensità, come secchi di biglie rovesciati sul parquet. 
«Qui entri in gioco tu, prete.» riprese Leo «Il mio collega, qui, mi ha raccontato qualcosa riguardante la Chiesa. Lui dice che voi, credendo in Dio, e quindi anche nel diavolo, potete guarire le persone dalla sua possessione. Be', ne avevo sentito parlare anch'io, chiaro, ma non ci ho mai dato peso».
«Voi non credete in Dio?» chiese Don Bruno.
«Io credo solo che la vita sia una merda, e che congiungendo le mani chiedendo aiuto a un' entità astratta non risolverei un cazzo. Come non sarebbe servito a mio padre, morto di cirrosi, e non avrebbe impedito e mia madre di suicidarsi. Io ti vedo come una persona che si veste in modo eccentrico e che ogni giorno rilegge e ripete sempre lo stesso romanzo. Ma ti dico una cosa, prete. Non credevo neanche nel diavolo, e vedendo quella ragazza qualche dubbio mi è venuto. L'ho sentita parlare con una voce che di femminile aveva ben poco, e l'ho vista piegarsi in due come una canna da pesca. Ormai sono aperto a tutto, e tu potresti avere l'occasione per farmi cambiare idea e di salvare quella ragazza. Due adepti per il tuo Dio in un colpo solo. Tre, contando Sonny».

«Alla storia degli adepti ci credo ben poco. Volete solo levarvi di torno la ragazza il più presto possibile, e comunque non sono un esorcista, dovrei ottenere il mandato da un vescovo» disse Don Bruno.
«Siamo noi i tuoi vescovi, prete. E anche se avessi ragione sulla ragazza a te non deve fregare un cazzo. Te l'ho già detto, hai la lingua troppo lunga e mi sto innervosendo. E' tuo compito tentare di aiutarla, punto.  Conosci la procedura per l'esorcismo?»
«Sì, a grandi linee, ma...»
«" A grandi linee " ci deve bastare. O così, o vai a fare in culo nel bosco, sotto la pioggia, magari con qualche orso che ha voglia di farsi uno spuntino. E comunque non è detto che non ti inseguiremmo. Tu ora entri dentro quella stanza e controlli quella ragazza. Poi ci verrai a dire com'è la situazione. Se è posseduta, provi a esorcizzarla. Se non lo è, la porteremo giù, al fiume, e la  saluteremo mettendole qualche pietra in tasca, e tu potrai tornare dalle tue pecorelle, in silenzio».
Don Bruno si girò verso la porta della stanza della ragazza e provò un brivido. 
«Quindi, se non è posseduta, la ucciderete» .
«Ci sono troppi rischi, prete. Non ho assolutamente voglia di mandare a puttane tutto per una ragazzina di diaciasette anni col cervello in pappa e con la forza di tre uomini, che tenta di strapparci il cuore non appena possibile. E noi non possiamo stare in questo rifugio in eterno a mangiare scatolette di merda. La questione deve essere risolta, in un modo o nell'altro. Stanotte».


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4 commenti:

angie ginev ha detto...

Roba forte la tua, ti ringrazio per esserti iscritto nel mio blog misteri angie ginev, non si può dire che il tuo non sia interessante...forte, molto forte...
Ciao
Angie

vitone ha detto...

Grazie mille, Angie :)

Lord Kalidon ha detto...

Che figata mi sto leggendo tutta la saga del Prete a ritroso! Ti ho ri-postato su twitter e Fb.
Lord

vitone ha detto...

Sei un grande, Lord! Grazie, grazie e grazie! :)