Il cesso del pub è
una fogna di piscio, feci e schizzi di vomito. Le persone comuni non
resisterebbero più di cinque minuti senza avere conati. A me invece
piace. È come se le
mie narici fossero invase dall'odore dolce di un frutteto. Passo
l'indice sul bordo e assaggio: saporito come crema di noci. È come
una droga, non posso farne a meno.
Attraverso
il pub e torno in strada, abbottono il cappotto e indosso i guanti.
Salgo sul furgone, metto in moto e guido per le strade della città.
Oggi ho voglia di femmina.
Qualche
prostituta ha sfidato il gelo in cerca di clienti. Ne trovo una
bionda, con culo e tette che vincono la gravità. Niente di
artificiale. Rovinare la carne con quelle protesi o con le iniezioni
di botulino è una bestemmia.
Metto
la freccia e accosto. Abbasso il finestrino e la invito a salire. Ha
un vestitino azzurro che sembra un fazzoletto. Il corpo sodo, gambe
lunghe e affusolate. Appetitose.
Mi
infilo in una stradina secondaria e mi fermo in una radura. I fari
illuminano salviette e preservativi usati. Spengo il motore, mi volto
verso di lei.
«Sei
pronta per cominciare?» dico. Lei annuisce e sorride.
«Togliti
il vestito.»
Esegue.
Mette in mostra la pelle color latte e i capezzoli rosei. Schiumo
dalla bocca come se ci fosse del detersivo. Non riesco mai a
controllare la salivazione, davanti al cibo.
Spalanco
la bocca. I denti cadono e dalle gengive carnose crescono le fauci
taglienti come lame di ceramica. Le palpebre si ritirano fino a
scomparire, i bulbi oculari escono dalle orbite attaccati a dei
piccoli tentacoli e scrutano, venati di violaceo, quello spuntino
notturno. Urla e prova ad aprire la portiera.
«Bloccata,
signorina, mi spiace.»
Le
immobilizzo la testa con le ventose cartilaginee che mi sono spuntate
al posto delle mani e affondo le zanne nel cranio, le apro la calotta
come una latta di fagioli e mi cibo del cervello: è come formaggio
spalmabile, ma più saporito. Ancora caldo.
Mi
crescono le tette, gli occhi ritornano nelle cavità oculari e si
tingono di azzurro, le gambe nerborute e pelose lasciano il posto a
un bel paio di cosce. Un' altra proprietà speciale della carne
umana: mi fa mutare in ciò che mangio.
Getto
il cadavere nella sterpaglia, metto in moto e torno a casa dentro un
cappotto da uomo più grande di due taglie. Faccio una doccia e
prendo un vestito dall'armadio. Ne ho di tutti i tipi e di tutte le
taglie. Ne trovo uno nero, attillato, con la scollatura sulla
schiena. Ormai sono anni che vivo qui e ho collezionato una sacco di
roba, grazie alle mie prede, e so che ai maschi piace vedere queste
cose. E a me piacciono loro. In realtà, da quando sono atterrato su
questo pianeta, non ho trovato un tipo di umano che non mi piaccia.
Deliziosi.
1 commento:
Grazie Enrico:)
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