Uno sporco lavoro.
Babbo Natale caricò
il sacco sulla slitta di legno marcito.
Si mise al posto di
guida e impugnò le redini.
Rudolph si voltò in
attesa del segnale: le corna spezzate, al posto del naso color
ciliegia il bianco dell'osso.
Allo schiocco della
lingua si sollevò e con un' andatura irregolare sorvolò la città
rasa al suolo.
Non era rimasto più
nessuno.
Tranne quegli esseri
che barcollavano e battevano i denti. E che si erano nutriti
dell'umanità.
Santa sbuffò e
atterrò su un tetto diroccato. Scaricò il sacco, lo mise in spalla
e saltò giù.
Si trascinavano in
giro per casa, si lamentavano e grattavano le pareti.
Uno
si avvicinò con la voglia di assaggiarlo, ma lo allontanò con un
calcio sul petto.
«Buoni,
ragazzi. Non avete bisogno neanche di scrivermi la letterina.»
Tirò
fuori una gamba umana e la buttò a terra. La disossarono come
piranha.
«Oh-Oh-Oh.
Buon... bah, chi se ne frega» disse con la voce fiacca.
Tornò
alla slitta e continuò il suo giro.
Pallettoni di Natale
Sdraiato sul letto a fissare mia
moglie.
Ha guadagnato un groviglio di rughe, da
quando mi ha conosciuto.
La depressione che mi divora il
cervello e lo sostituisce con immagini di morte.
Mi alzo. I piedi nudi sul pavimento
freddo. Fuori dalla finestra un manto bianco ricopre tutto.
Prendo il fucile dall'armadio, torno
indietro, lo carico e le appoggio la canna sulla testa: i pallettoni
la aprono come un pomodoro maturo.
Passo davanti all'albero di Natale e
vado nella stanza dei bambini.
Quando esco hanno le facce cancellate e
i pigiamini imbrattati di sangue.
Scendo le scale e mi siedo davanti al
camino. Appoggio il calcio del fucile a terra e mi ficco la canna
ancora calda in bocca.
Un rumore dal comignolo: qualcosa che
striscia lungo il condotto. Spuntano un paio di stivali neri e un
vestito rosso. Esce fuori con tanto di sacco e barba bianca.
«Oh-Oh-Oh! Buon Natale!» urla.
Con un colpo gli apro il ventre e si
accascia con le budella in mano.
«Buon
Natale un cazzo, figlio di puttana.»
Gigante vs Salatini
Il
gigante appoggiò la gabbietta sul tavolo, aprì e ne uscirono
centinaia di esseri umani.
Si
trovarono davanti a un albero di Natale che per loro era alto quanto
un grattacielo.
«Oggi
è la vigilia di Natale, e voglio essere buono. Chi scalerà l'albero
e toccherà il puntale, sarà salvo. Siete pronti?» disse.
Un
brusio.
«Lo
prendo come un sì. Via!»
Come
una colonia di formiche si accalcarono uno sopra l'altro nel
tentativo di raggiungere la base del tronco e arrampicarsi.
Lui
raccoglieva i cadaveri che precipitavano e li sgranocchiava come
salatini.
Uno,
però, fece finta di essere morto. Colse l'attimo e salì sulla mano,
sul braccio e arrivò all'orecchio. Dopo ore raggiunse il cuore, dove
lo aspettavano altri fuggitivi.
Sfilò
un coltellaccio dalla cinta dei pantaloni e cominciò a tagliare con
loro.
Il
gigante morì qualche giorno dopo per l'emorragia e i ribelli
uscirono vittoriosi dai suoi orifizi.
L'ultima
cosa che videro fu la moglie, che li adombrava con la suola della
scarpa.
Pallettoni di Natale
Sdraiato sul letto a fissare mia
moglie.
Ha guadagnato un groviglio di rughe, da
quando mi ha conosciuto.
La depressione che mi divora il
cervello e lo sostituisce con immagini di morte.
Mi alzo. I piedi nudi sul pavimento
freddo. Fuori dalla finestra un manto bianco ricopre tutto.
Prendo il fucile dall'armadio, torno
indietro, lo carico e le appoggio la canna sulla testa: i pallettoni
la aprono come un pomodoro maturo.
Passo davanti all'albero di Natale e
vado nella stanza dei bambini.
Quando esco hanno le facce cancellate e
i pigiamini imbrattati di sangue.
Scendo le scale e mi siedo davanti al
camino. Appoggio il calcio del fucile a terra e mi ficco la canna
ancora calda in bocca.
Un rumore dal comignolo: qualcosa che
striscia lungo il condotto. Spuntano un paio di stivali neri e un
vestito rosso. Esce fuori con tanto di sacco e barba bianca.
«Oh-Oh-Oh! Buon Natale!» urla.
Con un colpo gli apro il ventre e si
accascia con le budella in mano.
«Buon
Natale un cazzo, figlio di puttana.»
Il vecchio per il nuovo
Stewart, fucile a
tracolla e ascia in mano, camminava su un sentiero innevato con suo
figlio Jimmy Bob.
La luna piena e un
paio di torce come uniche fonti di luce.
«Papà,
manca molto al bosco?»
«Tranquillo,
Jimmy, ci siamo quasi.»
«Chissà
mamma come sarà contenta quando torneremo con l'abete nuovo.»
«Già.
Tua madre e io odiamo quello vecchio e vogliamo passare una vigilia
di Natale senza quello schifo intorno.»
Arrivarono
ai margini del bosco.
«Ti
ho già spiegato che siamo in un area protetta, quindi, silenzio e
orecchie tese.»
Jimmy
annuì.
Si
inoltrarono fino a raggiungerne il cuore.
I
rami scricchiolavano sotto il peso della neve.
Gli
occhi degli animali notturni che sembravano galleggiare nelle
tenebre.
Si
fermarono davanti a un albero alto un paio di metri.
Stewart
passò l'accetta al figlio.
«Coraggio,
ragazzo, comincia.»
Jimmy
si voltò e iniziò il lavoro.
Lui,
intanto, caricò il fucile. Fece attenzione a farlo in sincrono col
colpo d'ascia sul tronco.
Glielo
puntò alla nuca.
E
attese il successivo.
4 commenti:
Tanti Auguri di Buon Natale!
Passato un Buon Natale?... Ricordati che aspetto di visionare il tuo racconto per l'antologia!
Il racconto che hai scritto per l'antologia horror di Francesca è bellissimo!
Grazie Enrico :)
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