Leo si chiuse nel rifugio, si sedette e accese un'altra sigaretta. Stavolta andò giù come si deve. Sentì i polmoni riempirsi di fumo e sentì la nicotina circolargli in corpo. Una leggera vertigine scollegò, ma solo per un secondo, la sua mente dal fracasso dei pensieri.
Una volta esorcizzata la ragazza avrebbe organizzato la data del rilascio e, con il riscatto, potersi finalmente godere una meritata vacanza. Con quei soldi sarebbe andato in Messico a suon di cannoni, bamba, tequila e troie. E non si sarebbe schiodato da quel posto fino alla fine dei suoi giorni (un periodo abbastanza breve, visto il progetto). Il suo ragionamento si spostò verso il prete. Sotto sotto non gli sembrava così malaccio. Era sveglio. Più sveglio di quello sfregiato col cervello impantanato nella merda di Sonny. Ma doveva farlo fuori. Due testimoni sono troppi e la ragazza doveva vivere per il riscatto. Una volta tornata in sé, ci avrebbe fatto due chiacchere alla sua maniera e l'avrebbe convinta sulla cosa giusta da fare. Tacere. Sono calcoli semplici per uno come lui. Doveva prendersi una delle due vite. Quella nuova in Messico o quella del prete. Prendere il miele o uccidere l'ape.
Sapeva che il prete non avrebbe detto niente agli sbirri, ma con l'eliminazione, Leo, ne avrebbe avuto la certezza.
Fissò la nebbiolina che si era creata nell'ambiente, i disegni del fumo appena espirato formavano spirali, cerchi e serpenti, che si aggrovigliavano per poi dissiparsi lentamente diventando un tutt'uno. Oltre quella foschia c'era la porta della stanza di Ester. Leo si accorse che, da quando era entrato nel rifugio, non aveva sentito alcun rumore. Niente bestemmie, urla o conati. Niente. Si alzò e si avvicinò lentamente alla porta. Accostò l'orecchio, ma non avvertì nulla.
«Hey, ragazzina. Tutto bene lì dentro?» disse.
Non ci fu nessuna risposta. Leo avvicinò la mano alla maniglia e l'abbassò, ma non fece in tempo ad aprire la porta. Delle urla provenienti dall'esterno lo misero in allerta. Tirò fuori la pistola e si chinò. Si avvicinò con cautela all'ingresso.
«Leo! Leo!» si sentì urlare. «Conosce il mio nome e sa dove si trova il rifugio» pensò. Aprì la porta e vide il prete che emerse dal bosco, barcollante e ferito. Aveva un taglio profondo sulla fronte e il sangue colava sul volto, giù fino al colletto, ormai diventato rosso. L'abito scuro era sporco di fango e fogliame appiccicato e la gamba destra era ferita. Lo notò dall' effetto traslucido che aveva il tessuto impregnato di sangue.
Leo uscì e puntò la pistola verso il prete.
«Non ti muovere, resta dove sei o ti faccio fuori.»
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