sabato 21 dicembre 2013

Frattaglie di Natale.

Mini racconti di Natale che ho scritto per un concorso: cestinati. Buone feste a tutti!


Uno sporco lavoro.

Babbo Natale caricò il sacco sulla slitta di legno marcito.
Si mise al posto di guida e impugnò le redini.
Rudolph si voltò in attesa del segnale: le corna spezzate, al posto del naso color ciliegia il bianco dell'osso.
Allo schiocco della lingua si sollevò e con un' andatura irregolare sorvolò la città rasa al suolo.
Non era rimasto più nessuno.
Tranne quegli esseri che barcollavano e battevano i denti. E che si erano nutriti dell'umanità.
Santa sbuffò e atterrò su un tetto diroccato. Scaricò il sacco, lo mise in spalla e saltò giù.
Si trascinavano in giro per casa, si lamentavano e grattavano le pareti.
Uno si avvicinò con la voglia di assaggiarlo, ma lo allontanò con un calcio sul petto.
«Buoni, ragazzi. Non avete bisogno neanche di scrivermi la letterina.»
Tirò fuori una gamba umana e la buttò a terra. La disossarono come piranha.
«Oh-Oh-Oh. Buon... bah, chi se ne frega» disse con la voce fiacca.
Tornò alla slitta e continuò il suo giro.


Pallettoni di Natale

Sdraiato sul letto a fissare mia moglie.
Ha guadagnato un groviglio di rughe, da quando mi ha conosciuto.
La depressione che mi divora il cervello e lo sostituisce con immagini di morte.
Mi alzo. I piedi nudi sul pavimento freddo. Fuori dalla finestra un manto bianco ricopre tutto.
Prendo il fucile dall'armadio, torno indietro, lo carico e le appoggio la canna sulla testa: i pallettoni la aprono come un pomodoro maturo.
Passo davanti all'albero di Natale e vado nella stanza dei bambini.
Quando esco hanno le facce cancellate e i pigiamini imbrattati di sangue.
Scendo le scale e mi siedo davanti al camino. Appoggio il calcio del fucile a terra e mi ficco la canna ancora calda in bocca.
Un rumore dal comignolo: qualcosa che striscia lungo il condotto. Spuntano un paio di stivali neri e un vestito rosso. Esce fuori con tanto di sacco e barba bianca.
«Oh-Oh-Oh! Buon Natale!» urla.
Con un colpo gli apro il ventre e si accascia con le budella in mano.
«Buon Natale un cazzo, figlio di puttana.»

Gigante vs Salatini

Il gigante appoggiò la gabbietta sul tavolo, aprì e ne uscirono centinaia di esseri umani.
Si trovarono davanti a un albero di Natale che per loro era alto quanto un grattacielo.
«Oggi è la vigilia di Natale, e voglio essere buono. Chi scalerà l'albero e toccherà il puntale, sarà salvo. Siete pronti?» disse.
Un brusio.
«Lo prendo come un sì. Via!»
Come una colonia di formiche si accalcarono uno sopra l'altro nel tentativo di raggiungere la base del tronco e arrampicarsi.
Lui raccoglieva i cadaveri che precipitavano e li sgranocchiava come salatini.
Uno, però, fece finta di essere morto. Colse l'attimo e salì sulla mano, sul braccio e arrivò all'orecchio. Dopo ore raggiunse il cuore, dove lo aspettavano altri fuggitivi.
Sfilò un coltellaccio dalla cinta dei pantaloni e cominciò a tagliare con loro.
Il gigante morì qualche giorno dopo per l'emorragia e i ribelli uscirono vittoriosi dai suoi orifizi.
L'ultima cosa che videro fu la moglie, che li adombrava con la suola della scarpa.

Pallettoni di Natale 

Sdraiato sul letto a fissare mia moglie.
Ha guadagnato un groviglio di rughe, da quando mi ha conosciuto.
La depressione che mi divora il cervello e lo sostituisce con immagini di morte.
Mi alzo. I piedi nudi sul pavimento freddo. Fuori dalla finestra un manto bianco ricopre tutto.
Prendo il fucile dall'armadio, torno indietro, lo carico e le appoggio la canna sulla testa: i pallettoni la aprono come un pomodoro maturo.
Passo davanti all'albero di Natale e vado nella stanza dei bambini.
Quando esco hanno le facce cancellate e i pigiamini imbrattati di sangue.
Scendo le scale e mi siedo davanti al camino. Appoggio il calcio del fucile a terra e mi ficco la canna ancora calda in bocca.
Un rumore dal comignolo: qualcosa che striscia lungo il condotto. Spuntano un paio di stivali neri e un vestito rosso. Esce fuori con tanto di sacco e barba bianca.
«Oh-Oh-Oh! Buon Natale!» urla.
Con un colpo gli apro il ventre e si accascia con le budella in mano.
«Buon Natale un cazzo, figlio di puttana.»

Il vecchio per il nuovo 

 
Stewart, fucile a tracolla e ascia in mano, camminava su un sentiero innevato con suo figlio Jimmy Bob.
La luna piena e un paio di torce come uniche fonti di luce.
«Papà, manca molto al bosco?»
«Tranquillo, Jimmy, ci siamo quasi.»
«Chissà mamma come sarà contenta quando torneremo con l'abete nuovo.»
«Già. Tua madre e io odiamo quello vecchio e vogliamo passare una vigilia di Natale senza quello schifo intorno.»
Arrivarono ai margini del bosco.
«Ti ho già spiegato che siamo in un area protetta, quindi, silenzio e orecchie tese.»
Jimmy annuì.
Si inoltrarono fino a raggiungerne il cuore.
I rami scricchiolavano sotto il peso della neve.
Gli occhi degli animali notturni che sembravano galleggiare nelle tenebre.
Si fermarono davanti a un albero alto un paio di metri.
Stewart passò l'accetta al figlio.
«Coraggio, ragazzo, comincia.»
Jimmy si voltò e iniziò il lavoro.
Lui, intanto, caricò il fucile. Fece attenzione a farlo in sincrono col colpo d'ascia sul tronco.
Glielo puntò alla nuca.
E attese il successivo.

 




lunedì 2 dicembre 2013

Il palloncino azzurro

Trovate questo racconto nell'e-book "Mostri" che potete scaricare gratuitamente su scheletri.com :)
Il concorso è "300 parole per un incubo".

http://www.scheletri.com/ebook/ebook.htm